Il crowdfunding immobiliare è un fenomeno che sviluppa ed “allarga” concretamente il raggio d’azione del finanziamento collettivo, consentendo anche a persone comuni (non necessariamente dotate di grandi capitali, quindi) di entrare a far parte di progetti immobiliari fino a poco tempo fa riservati ad una nicchia di investitori. Il crowdfunding , nella sua accezione più generica, fa appunto questo: permette a chiunque voglia creare un progetto o investire in esso, di farlo in modo agevole e sicuro, senza bisogno di ingenti capitali iniziali.

Nel mercato immobiliare, questo aspetto si fa ancora più eclatante: pensate a chi, prima dell’avvento del crowdfunding, poteva realmente competere nel dare vita ad un’opera immobiliare, come ad esempio la costruzione di un palazzo, di un appartamento, di un centro commerciale. La risposta è molto semplice, tali attività infatti, data l’esigenza di particolari patrimoni economici da investire, erano appannaggio esclusivo di fondi di investimento, banche ed investitori istituzionali. Con la tecnologia e la nascita del crowdfunding, tutti questi “piccoli-grandi sogni” iniziano a diventare realtà anche per chi non dispone di grandi cifre, basti pensare che in molte piattaforme di crowdfunding immobiliare l’investimento minimo parte da 50€.

Come funziona il crowdfunding immobiliare

Innanzitutto cerchiamo di dare una definizione basica di “Crowdfunding” facendoci aiutare da Wikipedia: “Il crowdfunding (dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento) o finanziamento collettivo in italiano è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. È una pratica di microfinanziamento dal basso che mobilita persone e risorse.”

Definiamo quindi il crowdfunding come un vero e proprio finanziamento determinato da un gruppo di persone che mettono a disposizione il proprio denaro a supporto di altre persone/imprese etc. Non è altro quindi che una “richiesta di aiuto economica” di un soggetto che vuole lanciare un progetto e la risposta di altri soggetti disposti a fornire tale aiuto economico in cambio di: ricompense, quote societarie, tassi di interesse e via dicendo. La forma di “ricompensa” del finanziatore determina i 4 modelli di crowdfunding attualmente conosciuti:

  • crowdfunding donation based: raccolta fondi per iniziative senza scopo di lucro
  • crowdfunding reward based: chi dona, riceve una ricompensa non in denaro
  • crowdfunding lending based: forma di microprestiti a persone o imprese
  • crowdfunding equity based: chi dona ottiene quote societarie

Il crowdfunding immobiliare non si sottrae a queste logiche, prediligendo in particolare i modelli Equity e Lending. Tali modelli concorrono a realizzare quella che viene chiamata la “rendita” proveniente dall’investimento fatto. Se si investe su una piattaforma di crowdfunding immobiliare basata sul modello lending, la rendita (o rendimento) è data dal tasso di interesse che si pattuisce di ricevere da chi sta raccogliendo i fondi.

Esempio: Un soggetto chiede denaro per la costruzione di un appartamento in centro a Milano. La persona che decide di rispondere a questa richiesta, eroga un capitale e nel farlo prende accordi con il soggetto richiedente circa il  tasso di interesse che riceverà dalla vendita futura dell’immobile o dal suo eventuale canone di locazione.

Se si invece invece su una piattaforma di tipo equity, l’investimento prevede l’acquisizione automatica di alcune quote della società che si sta facendo promotrice del progetto. In questo caso la rendita sarà data dalla differenza tra il prezzo della vendita dell’immobile ed il capitale investito o da operazioni di messa a reddito dell’immobile.

Esempio: Un soggetto chiede denaro per la costruzione di un centro commerciale in centro a Milano. La persona che decide di rispondere a questa richiesta, eroga un capitale ed entra a far parte della società richiedente ottenendo delle quote. La sua rendita sarà ricavata dalla vendita futura del centro commerciale (differenza tra prezzo di vendita e capitale investito) o dall’eventuale messa a reddito dei vari negozi presenti nel centro commerciale.