Negli ultimi periodi si sta ampiamente discutendo sul confronto tra diritto all’oblio o libertà di stampa, che nonostante siano in un certo senso opposti, in realtà l’uno non esclude l’altro. Nel dettaglio il diritto all’oblio cos’è? La giurisprudenza diritto all’oblio dichiara che è il diritto del cittadino di richiedere la cancellazione dei suoi dati personali dagli archivi dei giornali, o dai motori di ricerca, come Google (diritto all’oblio significato). La libertà di stampa, d’altra parte invece riguarda il diritto del cittadino e delle associazioni, di avere libertà di parola e della stampa libera. Il diritto alla libertà di stampa è sancito nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, che riconosce la “libertà di espressione e d’informazione“.

Tuttavia, l’esercizio del diritto all’oblio Internet o del diritto all’oblio Google è stato contestato di recente dalla Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo) di Strasburgo la quale in merito ad una sentenza ha ritenuto di dover far prevalere quello che è il diritto di cronaca. Come sostiene la Cedu, appoggiata anche dalla Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana), le notizie di cronaca non possono essere ostacolate dal diritto all’oblio, in quanto dovrebbe vigere la regola secondo cui il pubblico deve avere la possibilità di informarsi riguardo a specifiche vicende di cronaca. Ma proprio su questo punto il Garante Privacy sul diritto all’oblio ha espresso la sua posizione, secondo cui spetta proprio a quest’ultimo decidere se effettivamente possono essere rimosse alcune informazioni. Il diritto all’oblio non vuole sostituire il diritto di cronaca, ma vuole dare la possibilità agli individui di poter richiedere la rimozione dai risultati di ricerca dei suoi nominativi in quanto ledono gravemente la propria reputazione.

Se da un lato deve vigere il diritto di cronaca, è anche vero che vi debba essere un tempo limite entro il quale la notizia può essere visibile. Terminato questo lasso di tempo, il cittadino ha il diritto di proteggere la sua reputazione che, attraverso le notizie di cronaca, viene lesa sensibilmente. Di questo avviso è la Commissione di Giustizia del Senato italiano, che ritiene che le notizie negative di cronaca non possono per sempre essere associate ad un individuo poiché potrebbero avere ripercussioni in ambito lavorativo, ma anche personale.